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David Montgomery è l’autore di alcune delle immagini più iconiche degli anni ’60. Americano di Brooklyn (8 febbraio 1937), sogna di fare il musicista, ma non ritiene di averne il talento necessario per fare di una passione una professione. Decide così di dedicarsi alla fotografia, studia col mitico Alexey Brodovitch, diventa assistente di Lester Bookbinder, lo segue in Inghilterra. Qui si innamora della luce piatta e filtrata dallo smog di Londra, così diversa e più morbida della cruda e glaciale luminosità della sua New York. Da qui la scelta di trasferirsi definitivamente nei primi anni Sessanta. Non era difficile innamorarsi di Londra quand’era appena diventata Swinging London. E tra studi fotografici, King’s Road e Kensington, la redazione di Queen, una cena al San Lorenzo, il nuovo cinema inglese, Jean Shrimpton, minigonne e musica, circolava un’unica corrente, sfacciata e creativa, portatrice di una rivoluzione gentile e libera.
I fotografi hanno in questo habitat un ruolo fondamentale e, tra questi, David Montgomery occupa un posto decisivo. La sua distanza culturale, il fatto di essere un americano prestato a Londra gli permette di affrontare i mostri sacri dell’isola con un’umiltà pari alla sua disinvoltura. Come si trovasse lì per la magia del caso, e potesse così non dar troppo peso alle bizze di un Mick Jagger che non voleva neppure guardare in macchina.
Che cosa hanno in comune Sean Connery, Rod Stewart, la Regina madre, David Hockey e i Rolling Stones ritratti da David Montgomery? Il fatto di sembrare ciò che sono. Fantasticamente, eccentricamente o sofisticatamente inglesi. In nessun’altra immagine il grande Peter O’Toole ci osserva così, come da dietro un muro di nebbia snob, mettendo tra lui e noi tutta l’insularità british di cui è capace.
In una recente intervista per i cinquant’anni del più celebre tributo cinematografico alla Swinging London, il mitico Blow-Up di Michelangelo Antonioni, una delle interpreti, la modella inglese Jill Kennington ricorda che il primo incontro con il regista avvenne proprio nello studio di Montgomery, durante un servizio per Queen.
“C’erano altre due ragazze. Ci presentarono Antonioni, e ci dissero che lui avrebbe soltanto guardato mentre Montgomery scattava. Quando poi ho visto il film ho capito che quello shooting doveva averlo ampiamente ispirato”.
Ha lavorato per Nova, The Sunday Times, Rolling Stone e British Vogue; ritratto reali britannici, Elisabetta II, La Regina madre, il Principe Andrea, il Principe Harry; politici come Margaret Thatcher, Bill Clinton, Pierre Trudeau, re Hussein di Giordania; artisti Andy Warhol, Lucien Freud, David Hockney, Francis Bacon, Howard Hodgkin, Gilbert & George; musicisti Diana Ross & the Supremes, Mick Jagger, The Rolling Stones, Jimi Hendrix, Eurythmics, Eric Clapton, Sir Paul McCartney, The Clash, U2; LE modelle Jean Shrimpton e Twiggy; attori e attrici, Monica Vitti, Sofia Loren, Omar Sharif, Pierce Brosnan, Clint Eastwood, Sean Connery; registi come Alfred Hitchcock; sportivi come Muhammad Ali per nominare solamente alcuni dei tanti nomi che compaiono nel suo vastissimo archivio.
È l’unico fotografo che ha fatto una ramanzina a Mick Jagger, ha acceso un fuoco alle spalle di Jimi Hendrix per ritrarlo e, di sicuro, l’unico ad aver trovato un preservativo sul pavimento di 10 Downing Street, mentre aspettava di fotografare il primo ministro Margareth Thatcher.
Oggi David Montgomery è un allegro e appassionato ragazzino ottantenne, che con un look rock’n’roll in piena attività, trova che ci sia sempre qualcosa di interessante da fotografare.
Start Date
Location
Venezia